Da un punto di vista intellettivo il gatto presenta un'intelligenza enigmistica che si manifesta attraverso determinate performatività cognitive di primissimo livello, quali ad esempio
1) la curiosità e l'interesse verso ogni tipologia di novità che può incontrare durante il suo cammino;
2) l'attitudine di sapersi concentrare, da intendersi anche come l'abilità di non distrarsi e di rimanere concentrato e focalizzato anche per un lasso di tempo molto lungo su un obbiettivo che ha individuato;
3) la vocazione strategica innata al tendere agguati verso le prede, nel saper progettare sempre la tattica migliore per raggiungere il miglior risultato possibile, nel saper scegliere la modalità più adeguata per l'avvicinamento, nel valutare alla perfezione la tempistica di azione più adeguata e efficiente;
4) la propensione a sapersi adattare alle situazioni che richiedono azioni utili a modificare i requisiti strutturali della condizione – problema;
5) l'attitudine di saper aggirare eventuali problemi o ostacoli, e ciò vuol dire la capacità di saper raggiungere per strade traverse l'obbiettivo che inizialmente è stato individuato, operando anche comportamenti di de – tour;
6) la grande inclinazione prattognostica, che lo porta a essere capace di manipolare gli utensili e a usarli in modo attivo con le stesse zampe anteriori per poter raggiungere i propri scopi.
A tutto questo deve poi anche aggiungersi una fine intelligenza cinestesica, che lo rende una specie di Nureyev del mondo animale, essendo in grado di saper gestire con assoluta precisione ogni proprio movimento nella tridimensionalità dello spazio e nel tempo, sapendo infatti correggere con assoluta tempestività l'assetto del corpo e riuscendo quindi a realizzare spettacolari acrobazie e piombare con precisione estrema sulla preda.
Il cane invece presenta un'intelligenza molto differente, è in possesso di un'intelligenza sociale che si fonda su un bisogno di poter costruire delle dinamiche di squadra altrettanto raffinate ed efficaci alla pari di quelle che il gatto riesce a ricreare.
In questa circostanza, rintracciamo delle prestazioni cognitive, che non possono essere in nessun modo comparate in rispetto a quelle analizzate in precedenza e che non sono nondimeno uniche ed eccezionali, quali ad esempio:
1) L'attitudine a saper individuare all'interno di un gruppo dei ruoli specifici, questo può essere riassumibile nel celebre "chi fa, cosa", e sulla base di competenze e peculiarità individuali;
2) la propensione a favorire l'aggregazione e la concertazione del gruppo attraverso utili attività di gioco collaborativo dove si studiano le azioni coordinate e la cooperazione;
3) il saper accettare che ci siano delle regole che vigono all'interno del gruppo e di posizionamenti organizzati all'interno del gruppo sociale, con una inclinazione alla mediazione e alle negoziazione;
4) la forte predisposizione a livello empatico verso i membri del proprio gruppo di appartenenza, con l'indubbia inclinazione a sacrificare se stessi per il benessere del gruppo e ad accorrere in modo tempestivo in aiuto del membro che può trovarsi in una situazione di pericolo o difficoltà;
5) il dotare il gruppo di un preciso organigramma gerarchico dove ognuno ha un ruolo, tenuto conto delle proprie abilità, rapporti specifici di affiliazione, posizionamento di rango, caratteristiche attitudinali e abitudinali di ciascun membro;
6) il saper reagire come un unico essere durante le azioni, attraverso azioni comunicative di coordinamento l'un con l'altro.
A tutto questo va ad aggiungersi un'elevata intelligenza di tipo ostinativo, che può essere paragonata a quella della controparte felina in termini di concentrazione per il raggiungimento del proprio obbiettivo, ma in questo caso, tale intelligenza, si basa su un'azione diretta sull'obbiettivo senza mai arrendersi e sopratutto senza mai lasciarsi distrarre da qualsiasi cosa che possa accadere in modo collaterale durante la fase operativa.
Due tipologie di intelligenze ampiamente differenti, due stili di cognizione unici: ecco come si presentano a noi il cane e il gatto!
Rispondere al quesito di chi sia migliore e chi inferiore è l'equivalente di scegliere se è migliore avere le ali o le pinne, senza però prendere in considerazione poi il contesto di vita concreto in cui bisogna rapportarsi.
Sia il cane che il gatto da secoli hanno imparato ad accompagnare le nostre giornate, ma sono due animali diversi in molteplici aspetti, non a caso la loro addomesticazione è avvenuto non soltanto in due momenti storici diversi, ma sopratutto in condizioni del tutto opposte e differenti.
Con il cane l'uomo ha instaurato una vera e propria alleanza finalizzata, attraverso la collaborazione, alla sopravvivenza; alleanza stipulata già dal Paleolitico e questa, ancora oggi, permane e quelle caratteristiche che l'hanno portata a nascere possono ancora oggi essere percepite.
La forma mentis del cane è ancora basata sul essere nomade, su un'esistenza randagia che è ancora dentro le corde emotive del cane, per questo motivo la passeggiata diventa il momento principe dove si rinsalda e rafforza, quasi per risonanza, il legame tra cane e padrone.